Più di 7000 anni fa nelle pianure tra i fiumi Tigri ed Eufrate gli uomini hanno iniziato a sigillare con l’argilla le anfore con le quali commerciavano i prodotti alimentari e i tessuti. E hanno iniziato a imprimere con un sigillo un segno in grado di individuare il produttore. È l’inizio del branding. Perché le merci marchiate hanno soppiantato le merci non marchiate? E quando i brand sono diventati simboli in grado di richiamare significati che non hanno nulla a che fare con il prodotto?
Ospite della puntata: Andrea Semprini, responsabile del master in Strategie di marca dell’Università di Lione 2 e autore di libri e saggi tra cui Marche e mondi possibili e La marca postmoderna.
Bibliografia
– Tra i libri di Andrea Semprini segnalo Marche e mondi possibili. Un approccio semiotico al marketing della marca, Franco Angeli; La marca postmoderna. Potere e fragilità della marca nelle società contemporanee, Franco Angeli; Analizzare la comunicazione. Come analizzare la pubblicità, le immagini, i media, Franco Angeli; e La società di flusso. Senso e identità nelle società contemporanee, Franco Angeli.
– Sul rebranding di Ucl John Sutherland, What’s in a name?, The Guardian, 29 luglio 2005.
– Sull’origine del branding rimando a David Wengrow, Prehistories of Commodity Branding, Current Anthropology Vol. 49, No. 1 (February 2008) e Cultures of Commodity Branding, a cura di Andrew Bevan e David Wengrow, UCL Institute of Archaeology Publications.
– Il libro di David Graeber e David Wengrow che ho citato è L’alba di tutto. Una nuova storia dell’umanità, Rizzoli.
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