Che l’attività di lobbying sia necessariamente patrimonio esclusivo dei grandi brand multinazionali è un pregiudizio da sfatare; che di fatto, in Italia come altrove, finisca per esserlo è una realtà che può essere modificata. Per farlo, occorre liberarsi dell’idea che le Istituzioni non siano interessate alle istanze e alle proposte delle piccole e medie imprese. Oggi più che mai, le Istituzioni hanno bisogno del contributo attivo del tessuto imprenditoriale del nostro Paese per la definizione di regole che ne promuovano lo sviluppo. Fare lobbying non significa servirsi di contatti per ottenere favori: è l’attività professionale di chi sa rappresentare l’interesse parziale di un comparto produttivo al decisore su cui grava l’onere di definire le regole del mercato avendo a cuore l’interesse generale. Non si tratta di promuovere un marchio, ma di partecipare con le proprie istanze e le proprie proposte a processi decisionali che possono modificare,
anche radicalmente, il contesto nel quale le singole imprese si troveranno ad operare e a competere. Cosa è, quindi, l’attività di lobbying e come si fa?
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